Come
lasciare un disabile... a piedi
di Emiliano Sali
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In
occasione della Giornata internazionale dedicata alle persone con disabilità,
il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha affermato che ''le scuole
e le università devono saper valorizzare al meglio le risorse possedute
dalle persone diversamente abili e promuovere le loro 'abilità' fisiche
e mentali fino alla massime potenzialità'' ed ha anche sottolineato
come sia "importante che, pure in una fase di innegabile difficoltà
per la finanza pubblica, le esigenze di sostegno e di supporto delle persone con
disabilità e dei loro familiari non siano sottovalutate, perché
proprio in questo periodo di crisi, nel quale tanti cittadini italiani sono chiamati
ad affrontare nuovi problemi, questa parte della nostra cittadinanza deve sommare
i nuovi problemi agli antichi". Vorrei raccontare come nel mio caso queste
nobili raccomandazioni del Capo dello Stato siano state disattese dalle nostre
Istituzioni più o meno nello stesso momento in cui venivano da lui espresse.
La mia storia
inizia in un infausto giorno di inizio giugno 2007 quando io, ricercatore precario
in Fisica presso lUniversità di Firenze, nel lasciare il lavoro per
andare a casa, resto vittima di un incidente stradale nel quale riporto una lesione
al midollo che mi lascia, dopo 9 mesi di ospedale, nella condizione di tetraplegico,
ovvero condannato a vivere su una carrozzina, con paralisi totale irreversibile
di mani, muscoli del tronco e gambe (invalidità civile riconosciuta del
100%). Mi rimane luso (parziale) delle braccia, grazie al quale posso, un
po faticosamente, usare un calcolatore, digitando un tasto alla volta con
la parte superiore del pollice destro. Si tratterebbe di infortunio sul lavoro,
ma il mio contratto precario di assegno di ricerca non prevede (ovviamente) copertura
assicurativa INAIL
ma questa è unaltra storia.
I miei
colleghi di Dipartimento sondano le possibilità di sfruttare
la mia situazione per aiutarmi ad ottenere almeno una assunzione attraverso i
canali delle categorie protette. In effetti, visto che la mia abilità coi
calcolatori è rimasta pressoché integra e che gran parte del mio
lavoro si svolge di fronte ad un calcolatore, si tratta in un certo senso di una
opportunità anche per lUniversità, che si può dotare
di personale qualificato assolvendo a quello che è un suo dovere, cioè
quello di assumere una quantità minima di personale disabile. Tutto ciò
conduce a che lamministrazione universitaria preveda, nellambito di
una serie di bandi di concorso per categorie protette in via di emanazione, anche
un bando per un posto da destinare al Dipartimento di Fisica.
Il bando
di concorso in questione esce ad agosto ed io vi partecipo, anche se per fare
ciò, essendo richiesto dal bando lo stato di disoccupazione, devo rinunciare
al mio incarico di assegno di ricerca, rimanendo da settembre senza stipendio.
Pur perplesso dalla richiesta di dovermi licenziare da un lavoro precario anche
solo per aspirare a uno fisso, eseguo comunque quanto richiesto senza troppi patemi.
Daltra parte, le probabilità che io vinca il concorso sono alte,
dato che nessuno nel mio ambiente della Fisica (di Firenze e non solo) ha notizia
di altre persone che abbiano sia il livello di disabilità che i titoli
scientifici richiesti. Ricevo anche indicazioni della intenzione di procedere
a una rapida assunzione. A proposito di questo ultimo aspetto, peraltro, mi conforta
il fatto che anche la famigerata legge 133 del luglio scorso esclude esplicitamente
le categorie protette dai blocchi di assunzione (Art.66, comma 13). Il mio concorso
si svolge durante il mese di novembre e, terminate le prove, io risulto il vincitore.
Si tratta quindi di attendere lapprovazione degli atti concorsuali e la
chiamata dellamministrazione per firmare il contratto di assunzione.
Ma
ecco che, paradossalmente proprio nella Giornata mondiale dedicata alle persone
disabili, mi arriva la notizia chi i vertici amministrativi dellUniversità
hanno bloccato tutte le assunzioni, comprese quelle per categorie protette, per
tutto lanno 2009. Chiamo lufficio Concorsi e mi viene confermato,
con imbarazzata reticenza, che addirittura sono bloccate anche le approvazioni
degli atti concorsuali (evidentemente un disabile formalmente proclamato vincitore
di un concorso viene visto con timore dalla Università di Firenze!). Formalmente
viene invocato a motivazione di questo blocco totale il decreto legge 180 del
10 novembre, che modifica in parte la legge 133 a seguito delle veementi manifestazioni
di protesta delle Università a livello nazionale. Pur non essendo esperto
di aspetti legali, mi procuro i testi delle leggi in questione e, curiosamente,
constato che il dl 180 non sembra modificare lArt.66, comma 13 della legge
133 laddove questultima escludeva le categorie protette da ogni blocco di
assunzione.
A
questo punto rimango qui a prendere atto della mia quasi kafkiana situazione,
ovvero quella di un disabile che ha rinunciato al suo stipendio precario per inseguire
il miraggio di un posto di lavoro permanente, finalmente raggiunto ma poi sottrattogli
da sotto il naso
ma poi da chi? Da un governo intenzionato a colpire anche
i disabili (pur di salvare i banchieri) oppure semplicemente incapace di scrivere
una legge che tuteli in modo chiaro i disabili medesimi? Oppure dalla propria
Università, disposta a colpire un quasi-dipendente disabile pur di risparmiare
qualche euro, oppure semplicemente incapace di leggere e interpretare un decreto?
Sinceramente, tra tutte queste opzioni, non so cosa preferire
Emiliano Sali
Firenze, 13 dicembre 2008