Come lasciare un disabile... a piedi

 

 

parliamo con Emiliano Sali

 

 

Emiliano Sali, già ricercatore precario in fisica, ha recentemente inviato alla stampa una lettera aperta per far conoscere la sua situazione. Infatti, pur avendo vinto un concorso pubblico per tecnico laureato presso l'Università di Firenze, si è visto negare l'assunzione per l'applicazione della Legge 180/2008, che sembra imporre un blocco totale delle assunzioni nella maggior parte degli atenei. Questo blocco può valere sempre? Anche dopo la proclamazione degli esiti del concorso e per le persone con disabilità appartenenti alle categorie protette?

Pubblichiamo qui la sua lettera aperta alla stampa e le reazioni che ne sono seguite.

 

 

Come lasciare un disabile... a piedi
di Emiliano Sali

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In occasione della Giornata internazionale dedicata alle persone con disabilità, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha affermato che ''le scuole e le università devono saper valorizzare al meglio le risorse possedute dalle persone diversamente abili e promuovere le loro 'abilità' fisiche e mentali fino alla massime potenzialità'' ed ha anche sottolineato come sia "importante che, pure in una fase di innegabile difficoltà per la finanza pubblica, le esigenze di sostegno e di supporto delle persone con disabilità e dei loro familiari non siano sottovalutate, perché proprio in questo periodo di crisi, nel quale tanti cittadini italiani sono chiamati ad affrontare nuovi problemi, questa parte della nostra cittadinanza deve sommare i nuovi problemi agli antichi". Vorrei raccontare come nel mio caso queste nobili raccomandazioni del Capo dello Stato siano state disattese dalle nostre Istituzioni più o meno nello stesso momento in cui venivano da lui espresse.

La mia storia inizia in un infausto giorno di inizio giugno 2007 quando io, ricercatore precario in Fisica presso l’Università di Firenze, nel lasciare il lavoro per andare a casa, resto vittima di un incidente stradale nel quale riporto una lesione al midollo che mi lascia, dopo 9 mesi di ospedale, nella condizione di tetraplegico, ovvero condannato a vivere su una carrozzina, con paralisi totale irreversibile di mani, muscoli del tronco e gambe (invalidità civile riconosciuta del 100%). Mi rimane l’uso (parziale) delle braccia, grazie al quale posso, un po’ faticosamente, usare un calcolatore, digitando un tasto alla volta con la parte superiore del pollice destro. Si tratterebbe di infortunio sul lavoro, ma il mio contratto precario di assegno di ricerca non prevede (ovviamente) copertura assicurativa INAIL… ma questa è un’altra storia.

I miei colleghi di Dipartimento sondano le possibilità di “sfruttare” la mia situazione per aiutarmi ad ottenere almeno una assunzione attraverso i canali delle categorie protette. In effetti, visto che la mia abilità coi calcolatori è rimasta pressoché integra e che gran parte del mio lavoro si svolge di fronte ad un calcolatore, si tratta in un certo senso di una opportunità anche per l’Università, che si può dotare di personale qualificato assolvendo a quello che è un suo dovere, cioè quello di assumere una quantità minima di personale disabile. Tutto ciò conduce a che l’amministrazione universitaria preveda, nell’ambito di una serie di bandi di concorso per categorie protette in via di emanazione, anche un bando per un posto da destinare al Dipartimento di Fisica.

Il bando di concorso in questione esce ad agosto ed io vi partecipo, anche se per fare ciò, essendo richiesto dal bando lo stato di disoccupazione, devo rinunciare al mio incarico di assegno di ricerca, rimanendo da settembre senza stipendio. Pur perplesso dalla richiesta di dovermi licenziare da un lavoro precario anche solo per aspirare a uno fisso, eseguo comunque quanto richiesto senza troppi patemi. D’altra parte, le probabilità che io vinca il concorso sono alte, dato che nessuno nel mio ambiente della Fisica (di Firenze e non solo) ha notizia di altre persone che abbiano sia il livello di disabilità che i titoli scientifici richiesti. Ricevo anche indicazioni della intenzione di procedere a una rapida assunzione. A proposito di questo ultimo aspetto, peraltro, mi conforta il fatto che anche la famigerata legge 133 del luglio scorso esclude esplicitamente le categorie protette dai blocchi di assunzione (Art.66, comma 13). Il mio concorso si svolge durante il mese di novembre e, terminate le prove, io risulto il vincitore. Si tratta quindi di attendere l’approvazione degli atti concorsuali e la chiamata dell’amministrazione per firmare il contratto di assunzione.

Ma ecco che, paradossalmente proprio nella Giornata mondiale dedicata alle persone disabili, mi arriva la notizia chi i vertici amministrativi dell’Università hanno bloccato tutte le assunzioni, comprese quelle per categorie protette, per tutto l’anno 2009. Chiamo l’ufficio Concorsi e mi viene confermato, con imbarazzata reticenza, che addirittura sono bloccate anche le approvazioni degli atti concorsuali (evidentemente un disabile formalmente proclamato vincitore di un concorso viene visto con timore dalla Università di Firenze!). Formalmente viene invocato a motivazione di questo blocco totale il decreto legge 180 del 10 novembre, che modifica in parte la legge 133 a seguito delle veementi manifestazioni di protesta delle Università a livello nazionale. Pur non essendo esperto di aspetti legali, mi procuro i testi delle leggi in questione e, curiosamente, constato che il dl 180 non sembra modificare l’Art.66, comma 13 della legge 133 laddove quest’ultima escludeva le categorie protette da ogni blocco di assunzione.

A questo punto rimango qui a prendere atto della mia quasi kafkiana situazione, ovvero quella di un disabile che ha rinunciato al suo stipendio precario per inseguire il miraggio di un posto di lavoro permanente, finalmente raggiunto ma poi sottrattogli da sotto il naso… ma poi da chi? Da un governo intenzionato a colpire anche i disabili (pur di salvare i banchieri) oppure semplicemente incapace di scrivere una legge che tuteli in modo chiaro i disabili medesimi? Oppure dalla propria Università, disposta a colpire un quasi-dipendente disabile pur di risparmiare qualche euro, oppure semplicemente incapace di leggere e interpretare un decreto?

Sinceramente, tra tutte queste opzioni, non so cosa preferire…

Emiliano Sali

Firenze, 13 dicembre 2008

 

per approfondire:

 


Come lasciare un disabile... a piedi
lettera aperta di Emiliano Sali alla stampa del 13/12/2008
[file pdf - 20 kb]

 


Io, da precario a disoccupato
di Laura Montanari - da "la Repubblica" del14/12/2008
[file jpg - 250 kb]
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versione online con i commenti dei lettori
[link esterno - "la Repubblica"]

 


Se i disabili vengono lasciati a piedi
di Luigi Cancrini - da "l'Unità" del 17/12/2008
[
file pdf - 205 kb]

 


Intervista ad Emiliano Sali
di Paola Nappi - dal "TG3 Toscana" del 18/12/2008
[video su Youtube]