Un
Natale come un altro
-Ecco,
quella è la Befana,
fa la mamma al suo bambino.
E' una donna un
po' balzana
che cammina pian pianino.
Quella cesta sulla schiena,
così grande, sporca e nera,
quando viene giù la sera
è,
ormai, tutta piena...
dei
bambini cattivelli
che non amano i fratelli,
che non vanno mai a scuola.
Come te,
che mi lasci sempre sola.
-Ora
basta! Sono stanca,
si rigira la vecchietta.
Sì, non ho un conto
in banca,
sono sola e poveretta.
Io vivo per la strada
da ormai molti
anni,
tra il freddo ed i malanni
tanto che ci sembro nata.
Ma
se penso a questo e a quello,
mi va il sangue su al cervello!
Anche se
io non vorrei,
me la prendo,
contro quelli come lei.
-No,
mi scusi, io, davvero...
Ma che dico, che ci importa.
Guarda Luca! L'Uomo
Nero!
Tu lo sai dove li porta
i ragazzi un po' svogliati?
Lui li porta allo stregone
del villaggio Pentolone
dove presto son mangiati.
-Non
ne posso proprio più,
cosa credi agli zulù?
Sono qui per
lavorare!
Strilla lui;
non ho voglia di scherzare.
-Senti
mamma, tu confondi
le persone con i mostri
dei tuoi traumi profondi,
che non sono più i nostri.
I bambini del duemila
alle favole cattive,
alle storie trite trite
non ci credono più mica.
Han
paura di ben altro;
come il padre di Leonardo,
licenziato, da tagliare.
Quello là:
che ora fa Babbo Natale.
...
Un
Natale come un altro
e un bambino saputello
bastano oggi, come ieri,
se non altro a far pensare.
Natale 1996
Paolo Belardinelli

