Il
veleno del caimano
di
Edmondo Berselli
da La Repubblica del 13 aprile 2006
Ieri
è tornato il Caimano. Il giorno prima era apparsa la Salamandra, l'essere
che passa indenne attraverso le fiamme. Domani non si sa. Il premier Silvio Berlusconi
è andato al Quirinale e ha incontrato il presidente della Repubblica. Dopo
le elezioni, e soprattutto dopo un confronto elettorale condotto e finito allo
spasimo, non era un incontro di routine. Così come non era di routine l'incontro
che nella mattinata Carlo Azeglio Ciampi aveva avuto con Romano Prodi, il capo
dell'Unione e prossimo a ricevere l'incarico di formare il nuovo governo.
Al
termine della conversazione con il capo dello Stato, durata un'ora e un quarto,
Berlusconi ha realizzato uno dei suoi exploit ediatico-populisti. Con un assolo
formidabile, ha rivelato di avere espresso al presidente della Repubblica i suoi
dubbi sul risultato elettorale. E ha denunciato che ci sarebbero un milione e
centomila schede sospette, che sono stati compiuti brogli "unidirezionali",
e che nsomma il centrosinistra avrebbe rubato la sua strettissima vittoria. Fuori
dal Quirinale non ha espresso dubbi, bensì ha manifestato certezze: "Il
risultato cambierà", ha affermato, e ai giornalisti ha mostrato il
suo miglior sogghigno: "Credevate di esservi liberati di me?". Ciò
che sta accadendo è grave. Il nostro paese non ha alle spalle una storiapoli
politica basata sul furto di voti. Il ministro dll'Interno, Giuseppe Pisanu, ha
manifestato pubblicamente la sua soddisfazione per il modo in cui si sono svolte
le operazioni elettorali. Il capo dello Stato si è compiaciuto per lo svolgimento
"ordinato e regolare" dell'esercizio democratico. Soltanto Berlusconi
ha di fatto mpugnato l'esito del voto. Non si è preoccupato di mettere
in estrema difficoltà la massima carica dello Stato, resa partecipe di
un complotto mostruoso ordito dai nemici della libertà (e del Cavaliere).
Seppure appoggiato assai tiepidamente dai suoi alleati, ha scatenato i suoi uomini
in una battaglia virtuale che purtroppo può avere pessime conseguenze reali.
Il
milione e passa di schede della vergogna, evocate dalla fantasia pubblicitaria
di Berlusconi, esistono soltanto come ultima arma di un uomo assediato che rifiuta
la sconfitta. La legge nega la possibilità di un nuovo conteggio, e consente
soltanto l'accertamento delle schede contestate. Si tratta di poco più
di quarantamila schede, che ragionevolmente si dividono con una certa equità
fra i due schieramenti, e che quindi non possono alterare il risultato del voto
popolare. In ogni caso, come ha dichiarato Marco Follini, non è il caso
di "soffiare sul fuoco", visto che "dal Viminale alle Corti d'appello
e alla Cassazione ci sono istituzioni che garantiscono tutti". Preso
atto di tutto questo, sarà bene che le magistrature preposte agli accertamenti
concludano il loro lavoro prima possibile, per spazzare via ogni dubbio e sospetto.
La democrazia italiana non può vivere sotto l'ombra di un risultato pasticciato.
Ed è proprio questo che Berlusconi sta facendo: sta creando una delle sue
realtà virtuali, un altro dei suoi "fattoidi", che scaraventa
sulla situazione politica e civile italiana provocando fibrillazioni e inquietudine.
La risposta di Romano Prodi dalla festa di Bologna, "deve andare a casa",
è un esorcismo insufficiente. Se il Caimano ha deciso di avvelenare il
periodo post-elettorale, occorrono risposte ferme in primo luogo dalle istituzioni.
Dal ministro Pisanu, per esempio, che dovrebbe dare un contributo ulteriore alla
serenità dell'opinione pubblica. Ma c'è un aspetto ulteriore che
va considerato: il marketing da guerriglia civile che Berlusconi ha inaugurato,
rischia di lasciare sull'Italia una macchia. Per salvare la sua leggenda di invincibilità,
il premier non esita a rovesciare il banco, o a minacciare di farlo. Tuttavia
non è proprio il caso che sull'Italia evoluta e disincantata del 2006 permanga
un'ombra mitologica, per certi versi simile a quella del referendum costituzionale
del 1946. Di fronte a un uomo che è incapace di perdere, che ha usato ogni
strumento per avvelenare i pozzi, che ha cambiato la legge elettorale per impedire
la vittoria degli "altri", i "comunisti", occorre che anche
i suoi alleati, i più ragionevoli, i più corretti istituzionalmente,
prendano posizione senza paure o esitazioni. Perdere le elezioni non è
un dramma. Ma il Caimano sta trasformando una sconfitta politica in un evento
sudamericano, ed è angosciante il pensiero della lunghissima transizione
all'insediamento del nuovo governo. C'è qualcuno nella Casa delle libertà
che voglia dare un contributo alla sicurezza psicologica e civile del paese? In
caso contrario qualcuno dovrà assumersi la responsabilità di avere
consentito che una normale alternanza politica si stia trasformando nella battaglia
disperata e finale di un uomo non abituato a lasciare la presa sulla "roba"
che crede sua e solo sua. (13
aprile 2006) Edmondo
Berselli 
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