E
adesso, poveri moralisti di sinistra? Come faranno, adesso, a dire che Silvio
Berlusconi, facendo le corna per celia all'ignaro ministro degli esteri spagnolo
(la foto sta già facendo il giro del mondo) ha fatto la sua ennesima brutta
figuretta all'estero?
Guardate,
il meccanismo è perfetto, impossibile da smontare: lui prima, sfoderando
il suo miglior sorriso da piano-bar, guarnisce di corna il cranio ignaro del collega
spagnolo, poi spiega che "era per creare amicizia, cordialità, simpatia
e rapporti affettuosi tra i ministri degli esteri. Questo è il modo in
cui si portano avanti le riunioni". E noi già sentiamo, già
sappiamo che ha ragione, e noi torto.
Nel
senso che un mucchio di gente, in Italia, troverà geniale questa informalità,
questa franchezza, questa spontaneità. E si dirà: già, perché
fin qui tutti quei noiosi barbogi incravattati hanno perso tempo con quei ridicoli
cerimoniali? Non sarebbe meglio, molto meglio, una sana pacca sulle spalle, una
barzelletta sui negri o sui finocchi, un lancio di molliche di pane a tavola,
proprio come tutti noi (ipocriti) facciamo normalmente, quando non siamo imbalsamati
dall'etichetta? E la buona vecchia gara di peti, da quanti anni, da quale caserma,
da quale rifugio alpino non abbiamo più lo spirito per farla, la buona
vecchia gara di peti?
Tolta
la stampa comunista, specie quella europea, che ha per modello muffito quelle
orride parate di vecchi manichini sulla piazza Rossa, tutti gli altri sono già
ampiamente preparati alla svolta, e ben disposti. I primi dispacci Ansa, ad esempio,
descrivono un'"atmosfera rilassata", "clima informale", "risate
di un gruppo di scout", "grande ilarità", "un pizzico
di goliardia", "Berlusconi sorridente e scherzoso". E l'Ansa, mica
è l'Agenzia Stefani, no? È una signora agenzia democratica di un
paese democratico. Non c'è nessun regime, cari i miei apocalittici. C'è
un ampio e solido benestare popolare a gusti, usi e costumi che non sono più
i vostri, ecco tutto.
Dunque,
tenete a freno il vostro altezzoso fastidio per questo tipo in giacchetta Caraceni
che se ne va in giro per il mondo a rappresentarci con i modi di tutti i giorni
e il linguaggio di tutti i giorni. Nessuno osi ostacolare i modi di tutti i giorni
e il linguaggio di tutti i giorni. Il capo del governo nonché ministro
degli esteri è colui che ha saputo catalizzarli, questi modi. E capitalizzarli.
E sdoganarli. E ne è passato del tempo da quando il povero Leone venne
messo in croce per averle fatte lui, le corna, quando l'Italia era ancora un paese
comunista e le corna, specie se fatte in veste ufficiale, sembravano un gesto
burino. E da quando Ciampi, ministro del Tesoro, le fece davanti ai giornalisti
e venne assolto solo perché le corna azioniste non possono che essere la
spiritosa citazione aristocratica di un gesto burino. Ora l'Italia è un
paese libero, finalmente, e fotografie scherzose immortalano la ritrovata spensieratezza.
Certo, resta
il problema di un'Europa che, rispetto al nostro New Deal, è ancora azzimata,
inamidata in regole e regolette, e confonderà la freschezza del nostro
leader con il vecchio, smanacciante folklore latino, con il pittoresco, con il
volgarotto. Tendenzialmente razzista, sicuramente classista, questa Europa che
tiene la mani a posto ma ficca il naso negli affari nostri sarà costretta,
presto, a ricredersi. Perché la simpatia di Berlusconi è contagiosa.
Lasciate pure che due o tre elzeviristi faziosi si facciano beffe delle nostre
corna di governo. Prima o poi l'amico Aznar, l'amico Blair e perfino i belgi (ah,
i belgi!) si allenteranno la cravatta, e durante le foto di gruppo non ci sarà
ministro che non mimerà spiritosamente gli allegri rituali delle rispettive
tradizioni, il gesto dell'ombrello, l'indice dritto, la smorfia strabuzzata. E
la sinistra, che tanto ha rotto le scatole, per anni, con le sue barbe e i suoi
descamisados, se non vorrà ritrovarsi a difendere la vecchia pompa borghese,
ancora una volta dovrà inseguire Berlusconi sulla strada del motto di spirito,
dello sbraco allegro, della manata complice. Prossimo convegno, al residence Ripetta,
qualcuno si ricordi di fare un gavettone.
(9
febbraio 2002)
Michele
Serra