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Diritti UEFA - Il fisco rinuncia a 20 ml di euro

L'agenzia delle entrate dà ragione ai team dopo il ricorso del Milan
Sconto sui diritti pagati in Svizzera. Beneficiate anche Juventus, Roma e Inter

di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella

dal Corriere della Sera del 1 settembre 2003


Se è vero come dicono che gli piacerebbe fare tutto, il portiere, lo stopper, il regista, il fantasista e il centravanti, il sommo rossonero Silvio Berlusconi il gol più vantaggioso lo ha fatto per una volta lontano dai riflettori. In piena estate. Mentre l’Italia era distratta dal caldo furibondo e dal Grande Esodo, il «suo» governo ha infatti accolto, parola per parola, la tesi del «suo» Milan: niente Iva sui «diritti» della Champions League. Per il ministero del Tesoro significa una rinuncia, oggi, a 20 milioni di euro l’anno di tasse.Il doppio di quanto è stato stanziato in Finanziaria, date le casse vuote, per lo sbandieratissimo progetto «asilo nei luoghi di lavoro». Fulcro del possente sforzo governativo in favore delle famiglie. Ma partiamo dall’inizio.
Cioè dalla fine di maggio di quest’anno quando, in perfetta coincidenza con la finale tra Milan e Juventus, l’Agenzia delle Entrate diretta da Raffaele Ferrara, uomo di fiducia prima di Lorenzo Necci alle Ferrovie e oggi di Giulio Tremonti al Tesoro, riceve una Istanza di interpello della società rossonera di cui come è noto, in assenza del titolare, si occupa il geometra Adriano Galliani, socio storico di Berlusconi e a part-time presidente della Lega Calcio.

IL REGOLAMENTO DELL'UEFA - Nell’«interpello» il Milan (seguito a ruota da un’istanza juventina che però non avrà l’onore di una risposta) fa presente che chi partecipa al torneo, «rinuncia attraverso l’accettazione del regolamento Uefa, al diritto di sfruttamento economico in proprio delle partite a favore d’un soggetto soprannazionale, cioè la Uefa, fiscalmente residente in uno Stato extra Ue». Questa gestione centralizzata, riassumono i legali milanisti, comprende: «a) la diffusione audio e radiotelevisiva degli incontri nel mondo, anche attraverso sistemi elettronici ed interattivi; b) lo sfruttamento pubblicitario; c) ogni altro diritto relativo alle partite della Uefa, comprese le diverse attività collegate allo sfruttamento pubblicitario, alla promozione, alle pubbliche relazioni, al marketing, al merchandising, al franchising e alla concessione di licenze in zone particolari, nonché alla concessione di licenze sui filmati, sulle musiche, i libri e i prodotti video-computer interattivi». Insomma: un po’ tutto.

L'IVA - La «Soluzione prospettata dal Contribuente» è: quei diritti non sono da assoggettare a Iva in Italia «per mancanza del presupposto dell’utilizzo delle prestazioni in territorio comunitario». Infatti, sostiene il Milan, non si può «individuare con precisione l’effettivo luogo d’impiego» di questi diritti, quindi «si deve ritenere che detto luogo coincida con quello in cui le medesime prestazioni sono acquisite alla sfera giuridico-economica del committente (Uefa)». E «poiché il committente è residente in Svizzera...». Traduzione: non si può dimostrare che i diritti per una «diretta», una maglietta o un disco del Galatasaray possano essere rivenduti meglio in Turchia che in Finlandia o quelli dello Sparta Praga in Boemia che in Portogallo.

TIFOSI SENZA CONFINI - Direte voi: è uno scherzo? Non è ovvio che i tifosi del Borussia sono in Germania, quelli del Goteborg in Svezia e quelli della Roma in Italia? Ovvio per voi. Ma giuridicamente? Fiscalmente? Cavillicamente? Di qui la tesi: è così difficile stabilire in che misura questi diritti centralizzati vengono rivenduti qua o là, che in questa giostra vorticosa di denaro e Paesi, appalti e subapppalti televisivi, l’unico luogo fisico che resta fermo è la Svizzera. Quindi, niente Iva al 20%.
Mettetevi al posto dei responsabili del fisco. Proprio la Svizzera! Il paradiso fiscale contro il quale Tremonti, nello sforzo di rastrellare più soldi possibile in questi tempi di vacche magre, ha più volte tuonato la sua indignazione morale fino al punto di far montare telecamere ai 17 valichi di frontiera per controllare se qualche macchina non passasse troppo frequentemente lasciando pensare a qualche evasore sprovvisto di un aggancio con l’avvocato Attilio Pacifico, il reuccio dell’import-export di contanti evasi. La Svizzera! Il Paese le cui banche avevano nascosto per anni il 58,1% dei capitali fatti faticosamente rientrare con l’obolo del 2,5% fissato dallo «scudo fiscale».

LA DECISIONE FINALE - Pensa e ripensa, tuttavia, l’Agenzia delle Entrate ha deciso. E nonostante le casse vuote ha pensato bene di accogliere, con labirintico accumulo di perifrasi e subordinate, subordinate e perifrasi, i preziosi suggerimenti interpretativi della società berlusconiana. Riconosciuti dunque i profili di una «cessione di diritti similari al diritto di autore» e individuato il contatto con una possibile deroga, ha spiegato perciò che «in sostanza, la lett. f) introduce un ulteriore criterio correttivo, cioè il luogo di utilizzo della prestazione, al principio di collegamento territoriale (luogo del committente) fissato, in via derogatoria rispetto alla regola generale (luogo del prestatore), dalla lett. d)» e che «a ben vedere, considerata la particolare natura dei predetti diritti, non appare ragionevole ipotizzare che il loro utilizzo avvenga negli Stati in cui il prodotto o servizio commercializzato dalle imprese che hanno acquistato i diritti dalla Uefa perviene al fruitore finale...». Riassunto: Bravo Milan, niente Iva.

NOTIZIA TRA LE PIEGHE DELL'ESTATE - E qui veniamo alla seconda parte della storia. Timorosa forse d’una reazione sdegnata del presidente del Consiglio esposto al sospetto di un «piacerino», l’Agenzia delle Entrate ha deciso di dare alla faccenda il minor peso possibile. Facendo diffondere un comunicato Ansa alle 19.39 di venerdì 8 agosto,il giorno del Grande Esodo. Vale a dire nel momento esatto in cui i maggiori tg erano già fuori tempo massimo e le redazioni dei quotidiani erano così sconvolte dalle notizie sul caldo apocalittico, le migliaia di morti per l’estate torrida, gli incendi, l’Iraq da «bucare» la notizia. Missione compiuta: notizia bucata.

I CONTI - Cosa significhi in soldoni la scelta delle Finanze è presto detto. Nella stagione passata le quattro italiane in Champions League hanno incassato di «diritti», rispettivamente: Juve 32,3 milioni di euro, Milan 29,7, Inter 22,8, Roma 18,0. Totale: 102,8. Milioni risparmiati grazie allo «sconto Iva»: 20,6. Cioè quaranta miliardi delle vecchie lire. Pari, come si diceva, al doppio dell’intero stanziamento per gli asili nei luoghi di lavoro. O al doppio di quanto è costata a Padova la più importante clinica italiana costruita per i bambini leucemici, comprese le attrezzature, i laboratori di ricerca e la banca dati nazionale. Un gioiello dove i privati, trainati dall’imprenditore Franco Masello, hanno messo tre quarti dei soldi. Versando allo Stato, perfino sui contatori di particelle, 2 miliardi di Iva.

Sergio Rizzo
Gian Antonio Stella