di
Massimo L. Salvadori
dal
La Repubblica del 12 settembre 2003
Trattare
in termini di farsa le tragedie storiche del proprio Paese è per un capo
di governo una colpa da lasciar giudicare alla coscienza e all´intelligenza
di ciascuno. Chi compie questo errore scredita se stesso e offende in maniera
lacerante la memoria di quanti furono vittime delle dittature responsabili di
quelle tragedie.
Il
presidente del Consiglio ha affermato, con tono leggero e obbedendo - a suo dire
agli impulsi del proprio «spirito patriottico», che, a differenza
di Saddam Hussein, «Mussolini non ha mai ammazzato nessuno» e «mandava
la gente a fare vacanza al confino».
Così
dicendo, Berlusconi dà prova di un´ignoranza che si potrebbe perdonare
soltanto a un giovane scolaro e di una leggerezza nell´affrontare la storia
del nostro Paese degna di un cabarettista. E tuttavia questo aspetto (per cui
il premier prima che l´immunità parlamentare dovrebbe invocare l´immunità
culturale), non è certo il punto più grave su cui soffermarsi.
Pochi
giorni fa il presidente Ciampi ha solennemente rivendicato il valore della lotta
contro il fascismo che aveva portato l´Italia alla rovina e il valore della
Resistenza che ha segnato la rinascita della nazione riaprendo la strada alla
libertà. Berlusconi, parlando del fascismo come di un regime «benigno»,
che mandava gli oppositori in villeggiatura, ha in pratica rovesciato il discorso
del capo dello Stato. Non solo. Il Mussolini che aveva voluto il Tribunale speciale,
l´Ovra, che aveva fatto assassinare Matteotti e i fratelli Rosselli, che
aveva lasciato Gramsci spegnersi nel carcere, che aveva portato nelle galere operai,
intellettuali, il fior fiore dell´opposizione, che varò le leggi
speciali contro gli ebrei, che organizzò a Salò uno Stato al servizio
degli occupanti nazisti, viene definito dal premier italiano un dittatore dall´animo
generoso. Certo, il regime fascista non organizzò un sistema repressivo
in alcun modo paragonabile è chiaro - a quelli messi in atto da
Stalin, da Hitler e da Saddam, che portarono a veri e propri genocidi. Ma Mussolini
resterà per sempre nella storia un dittatore che ha fatto condannare e
uccidere e ha distrutto le libertà politiche e civili del proprio e di
altri Paesi.
Dover
ricordare queste cose al capo del nostro governo è umiliante per Berlusconi
e per chi lo segue, ma anche per tutti noi suoi concittadini.
Ma
occorre domandarsi: che cosa vi è alla base, in termini storici e politici,
di simili posizioni e atteggiamenti?
Alla
radice - e la gravità di questo fenomeno appare evidente - vi è
una sorta di incompatibilità, persino psicologica, nei confronti dei fondamenti
della nostra democrazia, la volontà di negarli, il sogno "rivoluzionario"
di rifondare la Repubblica: non solo equiparando antifascismo e fascismo, ma -
temo - liberando il retropensiero che la dittatura mussoliniana ebbe l´ineguagliabile
merito storico di mettere a posto come si deve la sinistra "antipatriottica".
Questo è ciò che domina come un´ossessione Silvio Berlusconi.
Il quale riporta alla ribalta i rigurgiti che hanno periodicamente segnato la
storia della Repubblica democratica a partire, nel secondo dopoguerra, dal neofascismo
e dal qualunquismo e hanno trovato infine nuova udienza e piena legittimazione
in certe correnti del revisionismo storico. A questo punto, il problema che un
simile atteggiamento e una siffatta impostazione pongono non può più
essere eluso, in primo luogo per le forze politiche del centrodestra. A partire
proprio dal vicepresidente del Consiglio Fini.
L´equivoco
che deve essere sciolto - poiché nessun paese può fondarsi su ambiguità
di tale portata rispetto ai propri fondamenti è il seguente: la
Repubblica presente, le riforme istituzionali e costituzionali del futuro, lo
spirito proprio della nostra convivenza civile devono o no avere il loro ancoraggio
nel lascito della Resistenza e della rinascita nazionale che essa ha rappresentato?
in quella lotta che ci ha consentito d´inserirci nell´Europa libera
e democratica, laddove la vittoria del fascismo ci avrebbe consegnato in catene
all´Europa hitleriana di "notte e nebbia"? Berlusconi ci dice
che Mussolini e la sua dittatura furono benigne. Ma egli dimentica - e il fatto
di dimenticarlo parla da solo - che Mussolini e i suoi hanno sulle loro spalle
non solo i molti delitti che direttamente commisero, ma anche la responsabilità
morale e politica dell´alleanza con i nazisti, di cui erano ammiratori e
complici, fino a condividere la finalità di veder trionfare in Europa e
nel mondo il Reich millenario.
L´alternativa
è chiara: gli italiani sono chiamati a scegliere tra l´eredità
dell´Italia di Cefalonia e dei resistenti delle pianure e delle montagne
e quella degli uomini di Salò, tra i messaggi del presidente Ciampi e i
messaggi del presidente Berlusconi. La maturità di una nazione sta non
solo nel scegliere col voto a chi affidare il proprio governo, ma anche nel decidere
quali debbano essere le proprie memorie, le proprie radici storiche, politiche
e ideali.
Massimo
L. Salvadori